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Dal Liceo Fermi un grido di speranza: “Deadly Love” contro la violenza (Il video del cortometraggio)

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di Sara Della Corte

“Il vostro impegno dimostra che Giulia continua a vivere e che le azioni di chi, come voi, crede in un mondo più giusto, possono fare la differenza”.

Con queste parole, scritte in un’accorata lettera fatta pervenire a scuola, Gino Cecchetin, il padre di Giulia, la studentessa di 22 anni uccisa l’11 novembre 2023 a Fossò, in provincia di Venezia, dall’ex fidanzato, ha voluto ringraziare gli studenti del Liceo Scientifico Enrico Fermi di Aversa per la realizzazione del cortometraggio “Deadly Love”. Si tratta di un’opera intensa e toccante che racconta una storia simile a quella vissuta da sua figlia, diventata in Italia simbolo della lotta contro la violenza di genere.

L’atrio del Liceo Fermi ha ospitato una giornata di grande impatto emotivo e sociale, segnata dalla partecipazione attiva di studenti, docenti e cittadini. Alla proiezione del cortometraggio, realizzato dagli studenti nell’ambito del progetto “Educazione alla legalità, sicurezza e giustizia sociale”, erano presenti il regista Luca Moltisanti, la sceneggiatrice Rossella Corrado e il promotore dell’iniziativa, il dottor Sante Massimo Lamonaca.

Tra gli ospiti della dirigente scolastica Adriana Mincione e delle referenti del progetto, le professoresse Silvana Pernisi e Annagrazia Rambone, il Presidente della BCC Terra di Lavoro, Roberto Ricciardi, i vertici dell’Arma dei carabinieri, il tenente Michele Di Mario e il luogotenente Silvestro Verde, il sindaco della città di Aversa, Francesco Matacena e il presidente del Comitato regionale Unicef, Emilia Narciso. Non potendo essere presente di persona, per impegni pregressi,l’assessore alla Scuola, alle Politiche Sociali e Giovanili della Regione Campania, Lucia Fortini, ha inviato una lettera.

Il cortometraggio, che ha visto protagonisti la studentessa Martina Diana nei panni di Giulia e lo studente Donato De Gennaro in quelli del fidanzato violento, ha colpito profondamente il pubblico. Nonostante non fossero attori professionisti, gli studenti hanno saputo trasmettere con autenticità il dolore e il messaggio di speranza che questa tragedia ha lasciato in tutti i componenti della società di oggi.

Gino Cecchettin, nella sua lettera, ha espresso la difficoltà personale ad assistere alla ricostruzione della storia di sua figlia, ma anche la gratitudine per chi continua a mantenerne viva la memoria. “Sapere che i giovani portano avanti la voce di Giulia e trasformano il suo dolore in un messaggio di consapevolezza e cambiamento – ha scritto – è per me e per la mia famiglia un segno di grande speranza”.

L’assessore Lucia Fortini, invece, nella sua lettera, ha sottolineato l’importanza di iniziative come questa, che coinvolgono i giovani attraverso l’arte e la cultura: “Sono certa – ha sottolineato – dell’impegno con cui rafforzate nelle nuove generazioni l’agire consapevole”.

Anche la dirigente Mincione ha elogiato il lavoro degli studenti, sottolineando quanto fosse difficile, ma anche fondamentale, immedesimarsi nei ruoli. Ha poi lanciato un appello:“Bisogna denunciare, parlare, confrontarsi. E se non si sa con chi, io sono qui. Non come preside, ma come persona”, invitando il sindaco a creare spazi sicuri e accoglienti dove i giovani possano recarsi per condividere le proprie difficoltà, esprimere emozioni e preoccupazioni. Il fine ultimo deve essere quello di garantire supporto alle nuove generazioni per affrontare le sfide della vita in modo sereno e senza paura, affinché ogni vittima di violenza possa sentirsi assistita e protetta.

La BCC Terra di Lavoro, che ha finanziato il progetto, attraverso il presidente Ricciardi, ha ribadito l’importanza di mantenere vivo il dibattito su questi temi, perché la violenza di genere non si combatte solo con le leggi, ma soprattutto attraverso la cultura e la sensibilizzazione.

Questo cortometraggio non è solo un’opera cinematografica, ma un megafono per tutte quelle voci che ancora non riescono a farsi sentire, quelle voci ancora inascoltate. È un invito a non restare in silenzio. Perché, come ha evidenziato il padre di Giulia: “Ogni parola, ogni immagine, ogni riflessione aiuta a far capire l’importanza del rispetto e della lotta contro la violenza”.