di Sara Della Corte
Il 15 febbraio scorso, noi studenti del Cross Medial abbiamo avuto l’opportunità straordinaria di incontrare Franco Buononato, noto giornalista de “Il Mattino”, che ci ha regalato una lezione indimenticabile sul mondo dell’informazione. L’incontro non è stato solo un’occasione per conoscere il suo lavoro, ma un vero e proprio viaggio attraverso la storia del giornalismo, l’attualità e le sfide della professione.
Fin dal primo istante, Buononato ha saputo catturare la nostra attenzione con il suo carisma e la sua simpatia. Non si è limitato a raccontare la sua carriera, ma ha intrecciato la sua esperienza personale con episodi storici e aneddoti di vita vissuta, rendendo il racconto vivace e coinvolgente.
Ha iniziato parlandoci di come è diventato giornalista, un sogno nato quasi per caso, poiché inizialmente era intenzionato a intraprendere la carriera di avvocato. Ma la passione per la scrittura e per la politica lo ha portato in un’altra direzione, spingendolo a scrivere per “Il Popolo”, l’allora quotidiano della Democrazia Cristiana, e poi a collaborare con l’Ansa, un’esperienza che lui stesso ha definito “una grande palestra”, perché insegnava a sintetizzare le notizie in poche righe, andando dritti al punto senza sacrificare l’essenza della storia.
Tra le figure che ci ha fatto riscoprire, spicca quella di Matilde Serao, la prima donna in Italia a fondare ben due giornali e una delle più importanti giornaliste della nostra storia. Buononato non si è limitato a descrivere il suo talento e il suo coraggio, ma ci ha raccontato anche aspetti poco conosciuti della sua vita privata, come il rapporto complicato con il marito Edoardo Scarfoglio e il suo ruolo di madre adottiva per la figlia nata da una relazione extraconiugale del consorte.
Serao, nonostante le difficoltà e le convenzioni dell’epoca, seppe imporsi come figura di spicco nel panorama culturale italiano, dimostrando che il giornalismo poteva essere anche una strada possibile per le donne, in un periodo in cui era ancora un ambiente quasi esclusivamente maschile.
L’incontro, poi, ci ha permesso di esplorare anche temi legati alla criminalità organizzata, con particolare riferimento a personaggi come Lorenzo Nuvoletta, boss della camorra, e alle inchieste giornalistiche che hanno svelato retroscena di storie di mafia. Buononato ci ha spiegato quanto sia delicato scrivere di questi argomenti, perché il giornalismo investigativo porta con sé grandi responsabilità e richiede un forte senso della giustizia.




Uno dei momenti più toccanti del nostro incontro è stato quando il giornalista ci ha raccontato la sua esperienza al Parco Verde di Caivano, un quartiere noto per le difficoltà sociali e per episodi di cronaca nera. Ci ha parlato di un caso che lo ha segnato profondamente: la morte di un bambino per cause inizialmente sconosciute. Il suo racconto ci ha fatto capire quanto sia difficile, ma allo stesso tempo fondamentale, il ruolo del giornalista nel riportare la verità.
Spesso ci si trova davanti a storie drammatiche, a persone che hanno paura di parlare, a situazioni in cui bisogna leggere tra le righe per comprendere realmente ciò che è accaduto. Il giornalismo, come ci ha detto Buononato, non è solo un mestiere, ma una missione: quella di dare voce a chi non ce l’ha, di raccontare la realtà senza filtri e di cercare sempre la verità, anche quando è scomoda.
Ma se da un lato ci ha mostrato il lato più difficile e impegnativo della professione, dall’altro ha saputo anche alleggerire l’incontro con la sua ironia. In ogni discorso riusciva a trovare un collegamento buffo o un aneddoto curioso che strappava un sorriso, rendendo il racconto ancora più coinvolgente. È stata questa sua capacità di alternare momenti seri a battute divertenti, rendendo la lezione così speciale. Mai pesante, mai noiosa, ma sempre ricca di contenuti e spunti di riflessione.
Abbiamo avuto anche modo di rivolgergli alcune domande, e le sue risposte sono state sempre sincere, dettagliate e piene di passione. Alla domanda su quale fosse stata la sua esperienza più significativa, ha raccontato un episodio personale che lo ha profondamente segnato: una vicenda ospedaliera in cui si è trovato di fronte a un errore medico che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime. Un’esperienza che gli ha insegnato quanto sia importante non fermarsi mai alla prima versione dei fatti, ma scavare sempre più a fondo per arrivare alla verità.
L’incontro con Franco Buononato alla fine si è rivelata una lezione di vita. Ci ha insegnato che essere giornalisti significa essere curiosi, coraggiosi e sempre pronti a mettersi in discussione. Grazie alle sue parole, il nostro bagaglio culturale si è arricchito e l’amore per questa professione è cresciuto ancora di più. Un’esperienza che non dimenticheremo e che, forse, ha fatto nascere in qualcuno di noi il desiderio di intraprendere, un giorno, la strada del giornalismo.