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Geolier a Sanremo: la voce dei napoletani

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GEOLIER, TRA POLEMICHE E INNOVAZIONE | di Patrizia Savanelli

È notizia di questi giorni la partecipazione alla 74^edizione del Festival di
Sanremo del noto rapper napoletano Geolier.
All’anagrafe Emanuele Palumbo, è nato e cresciuto a Secondigliano,
quartiere popolare di Napoli. Ha iniziato la sua carriera musicale nel 2017 e in
pochi anni è diventato uno dei rapper più amati in Italia. Le sue canzoni, che
parlano di vita di strada, amore e riscatto sociale, hanno conquistato il pubblico
di tutte le età. La sua partecipazione a Sanremo rappresenta un evento storico
per la musica italiana. Il cantante, infatti, sarà il primo a esibirsi sul palco
con una canzone completamente scritta in dialetto napoletano.

Già nelle edizioni passate del Festival della Canzone italiana sono stati diversi gli artisti partenopei che hanno provato a partecipare con un testo in lingua napoletana, però prima non era concesso. Tra i grandi censurati di Sanremo troviamo Nino d’Angelo e Gigi D’Alessio che, in una recente intervista, ha dichiarato che nel 2000 gli venne rifiutata una frase in napoletano contenuta nel suo brano: secondo lui, quello fu un vero e proprio atto di razzismo nei confronti di una cultura che fino a solo venti anni fa non tollerava l’esibizione degli artisti partenopei.
Solo di recente, grazie alla modifica del regolamento del festival, si è permesso l’uso del dialetto nelle canzoni: però mai nessuno, ancora, aveva deciso di partecipare con un testo completamente in dialetto.

Non c’è da stupirsi, quindi, che la notizia di questi giorni abbia sollevato non poche polemiche. Da una parte chi pensa che la scelta di Geolier sia sbagliata, nonostante il regolamento non lo vieti e nonostante la canzone sia stata approvata dal direttore artistico Amadeus: sostengono che esibirsi con un testo non in italiano sia un gesto per sminuire e cancellare il senso stesso del Festival, definito appunto “della canzone italiana”, il cui scopo dovrebbe essere quello di unire un’intera nazione sotto un’unica lingua.

Altri, invece, sostengono che imporre a un artista di cantare in lingua italiana sia a tutti gli effetti una vera e propria forma di censura, soprattutto in casi come quello di Geolier, che utilizza in tutte le sue canzoni la lingua napoletana per esprimere sé stesso.
Intanto Geolier ha dichiarato di essere “molto emozionato” per questa nuova esperienza. “Sanremo è un palcoscenico importante e voglio dare il massimo”, ha detto. “Canterò una canzone inedita che parla della mia città, Napoli. Sarà un brano sentito e sincero, che spero possa emozionare il pubblico”. La partecipazione di Geolier a Sanremo può essere considerata un segnale positivo per tutta la musica italiana. È un segnale che la musica rap è sempre più apprezzata dal pubblico e che il dialetto napoletano può essere la vera lingua moderna e attuale per interpretare un genere musicale.

L’ORGOGLIO NAPOLETANO DI VINCERE SANREMO | di Michela Villamarino

Da Secondigliano al palco dell’Ariston: l’incredibile ascesa di Geolier, emblema di chi parte dal niente e arriva al tutto.
Comincia giovanissimo con il brano “P secondiglian”, trampolino di lancio nel mondo del rap. Dopo circa un anno pubblica il suo primo album, intitolato col suo nome, “Emanuele”, per poi continuare con l’ultimo “Il coraggio dei bambini” che diventa l’album più ascoltato nel 2023. Geolier in tutti i suoi testi rappresenta al meglio quella che è la vera Napoli.
Quando, in passato, gli veniva chiesto se volesse partecipare al Festival di Sanremo, lui rispondeva sempre allo stesso modo “Sì, in napoletano” e continuava dicendo che l’avrebbe fatto solo a questa condizione perché sente su di sé la responsabilità di rappresentare la città anche in eventi importanti come il Festival della Canzone Italiana.
Nelle sue canzoni è sempre rimasto coerente con ciò che ha detto perché ha sempre fatto musica soltanto in dialetto e, in questo momento storico, nessuno meglio di lui può rappresentare Napoli e dimostrare all’Italia intera che Napoli non è solo quella descritta da chi è pieno di pregiudizi ma che ha tante altre qualità che spesso restano nell’ombra.

Emanuele può essere la luce che spazza via il buio che da sempre regna sulla città.
Sarà lui a realizzare il sogno di vedere un artista partenopeo trionfare sullo storico palco dell’Ariston?

IL PRIMO NAPOLETANO NELLA STORIA DI SANREMO | di Vincenzo Pezone

Emanuele Palumbo, noto come Geolier, ha ufficialmente fatto il suo debutto nel 2018 col singolo “P Secondiglian” in collaborazione con Nicola Siciliano. Nel 2019 ha esordito invece con il primo album, “Emanuele”, da cui sono seguite varie collaborazioni coi principali rapper italiani. La sua peculiarità sta nel comporre testi completamente in napoletano. La polemica di questi giorni nasce proprio dalla lingua, o dal dialetto. A febbraio 2023 aveva avuto l’opportunità di partecipare a Sanremo con “Chiagne”, scritto in collaborazione con Lazza: si era però rifiutato di salire sul palco dell’Ariston perché gli era stato chiesto di scrivere un testo solo in italiano. E Geolier non l’ha fatto.

Nel 2024 è tornato col sogno di sempre e stavolta ci è riuscito: ha presentato un brano interamente in napoletano e al momento è il primo
cantante della storia del Festival a esibirsi nella competizione con questa lingua. Una grande responsabilità che sicuramente saprà gestire alla perfezione.

LA TENACIA DI GEOLIER: UN ESEMPIO PER I GIOVANI | di Adriana Salvatore

Geolier, sul palco 2024 dell’Ariston, canterà esclusivamente in napoletano.
Un sogno che si avvera?
Sì.
Pensare che un ragazzo di 23 anni sia riuscito a realizzare qualcosa in cui credeva, qualcosa che mai prima d’ora era stato fatto. Cresciuto nei bassi quartieri di Secondigliano, dove i bambini maturano molto più velocemente e comprendono cose che, alla loro età, non dovrebbero nemmeno sapere, a differenza di altri rapper che dipingono la vita di strada in modo cupo e spregevole, Geolier ha sempre voluto far capire ai giovani d’oggi che quel tipo di vita è sbagliato. Lui racconta la strada in un modo diverso, trasmettendo maturità.
Se consideriamo i pregiudizi, quasi uno stereotipo su Napoli, si potrebbe dire che un ragazzo della sua età è riuscito a impartire una lezione di vita a tutti.