Di M. G. Coppola e R. Liardo
Intervistiamo Enrico Vanzina e Claudia Conforti
Questo mese le sorprese sono di casa per i ragazzi del laboratorio di giornalismo Cross Medial. I giovani giornalisti infatti, insieme alla splendida opportunità di partecipare al programma “Quante Storie” in diretta sui Rai 3 e scambiare due chiacchiere con il prestigioso conduttore Corrado Augias, sono riusciti anche a strappare una piccola intervista al famoso regista Enrico Vanzina che è stato lieto e cordiale nel rispondere alle loro domande.
Da cosa è nata la decisione di passare dalla pagina scritta del copione a quella del libro vero e proprio?
Di solito si scrive un romanzo e poi, sulla base di quest’ultimo, si passa al film; succede raramente che si produca prima un film dal quale, eventualmente, si può trarre un romanzo. Nel caso di “La Sera a Roma”, per esempio, ho pensato solo al romanzo. Forse ne farò un film, ma ancora non si sa…
Le piace di più lavorare in ambito cinematografico o editoriale?
Per me scrivere un libro o strutturare un film è indifferente. Amo scrivere, è la sola cosa che so e voglio fare. Suono anche bene il pianoforte ma è solo un divertimento, non un lavoro. Fare ciò che ti piace è meraviglioso e vale per tutti i lavori, non solo per la scrittura. Ad ogni modo, quando scrivo un film penso al pubblico in sala, mentre se scrivo un libro penso a persone “sole” che lo leggono.
Sono cose molto diverse perché un film è trasversale, è rivolto a destinatari diversi per estrazione sociale, per cultura, per sensibilità, invece il libro è più mirato a persone in un certo senso “colte”.
Ma le esclusive non finiscono qui! Ancora curiosi di conoscere le occupazioni di quei personaggi che sembrano così evanescenti e irreali visti da dietro lo schermo, alcuni ragazzi hanno intrattenuto una chiacchierata informale con l’architetta Claudia Conforti, insegnante alla facoltà di architettura Tor Vasari di Roma. Anche lei è stata oltremodo accomodante e gentile nei confronti di chiunque avesse curiosità in merito alla sua occupazione.
Esaminando la sua bibliografia si leggono titoli che spaziano da autori moderni e contemporanei ad altri meno recenti e, qualcuno direbbe, “datati”. Come sceglie i temi da trattare nei suoi scritti e/o le epoche da prendere in considerazione?
Scrivo soprattutto su 1500 e 1900 ma mi muovo anche sulla base del mio interesse. Se, per esempio, vedo un luogo o un’architettura che mi incuriosisce comincio a studiarlo e, ottenuto il maggior numero di informazioni possibili, inizio a scriverne. È una curiosità che risveglia la passione. Un cantiere è sempre un cantiere e studiando arte bizantina, barocca o romana, si vanno ad analizzare sempre gli stessi fattori. Sono le situazioni di contorno che cambiano e che vanno studiate. L’architettura è il faro che illumina tutte queste componenti, quindi il modo per studiare la società, l’economia, ma anche la gastronomia, i rapporti familiari e sociali e tutto ciò che ha portato alla realizzazione di quella determinata opera artistica in quella particolare maniera.
Alla fine della giornata tutti possono ritenersi soddisfatti perché ognuno ha preso parte a quest’esperienza in modo diverso e ne è uscito cresciuto e arricchito culturalmente. L’iniziativa ha aperto le menti di molti, sia grazie all’esplorazione di un nuovo mondo quale quello televisivo, sia grazie all’ascolto di diverse “campane” che hanno trattato temi che in ambito scolastico vengono minimamente accennati o, addirittura, completamente trascurati. In conclusione ci si può solo augurare di avere più opportunità di questo tipo e si spera di coglierle al volo, proprio come è stato fatto dall’esperta esterna Ilenia Menale e dalla Tutor Interna Annamaria Ruggiero che ringraziamo per aver accompagnato i ragazzi in loco e aver permesso loro di vivere quest’esperienza meravigliosa.