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GLASS CEILING NEL GIORNALISMO: PROBLEMATICA DI GENERE

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Si parla di “soffitto di vetro” o “soffitto di cristallo” (dall’espressione inglese Glass Ceiling) tutte quelle volte che ci si ritrova in una situazione dove -guarda caso- nelle carriere di alto livello non si trovano mai alcune figure. Si può parlare di glass ceiling rispetto a diverse categorie sociali come disabili, anziani e minoranze razziali.

Ma spesso e volentieri questo discorso si fa rispetto al genere, infatti, quasi sempre quando si parla di glass ceiling ci si riferisce a quelle organizzazioni lavorative dove più si sale nella scala aziendale meno donne si trovano. È come se ci fosse un soffitto di vetro invisibile ma invalicabile, sopra le teste delle donne, che ad un certo punto impedisce loro di avanzare nella carriera e di salire ai gradini superiori della scala aziendale, indipendentemente dalle loro qualifiche o dai loro risultati.

È invisibile perché non ci sono leggi che vietano alle donne di arrivare a ruoli di potere all’interno di un’organizzazione, però nei fatti ce ne sono molte poche.

Se ci si sposta nell’ambito del giornalismo, si può notare attraverso dati e statistiche – fornite da Marco Delmastro, Direttore del Servizio economico statistico Agcom, in occasione del convegno “Giornalismi nella società della disinformazione” nell’Università Suor Orsola Benincasa, Napoli – che le donne tendono a raggiungere con meno probabilità posizioni redditualmente apicali, e con più probabilità a rimanere in condizioni economicamente disagiate. È emerso infatti che le donne che guadagnano da 50.001€ a oltre 95.000€ sono il 23% contro il 29% degli uomini, e gli uomini che guadagnano da 1€ a 50.000€ sono il 71% mentre le donne arrivano al 78%.

Inoltre, i dati parlano anche di un effetto sull’offerta informativa e sulla società: è stato calcolato il tempo di parola dei soggetti politici e istituzionali nei programmi informativi RAI ed è sorto che gli uomini in media hanno un tempo di parola che oscilla tra 1,18 e 1,24; mentre le donne non arrivano neanche a 0,80 secondi per parlare e il loro tempo va da 0,47 a 0,61 secondi.

I dati evidenziano come i ruoli chiave nella comunicazionesiano gestiti maggiormente dagli uomini e risulta evidente come, con così poche donne, il punto di vista attraverso cui si racconta la realtà, sia prevalentemente maschile e quindi parziale.

Ciò ci fa riflettere su quanto in Italia siamo ancora lontani dalla parità di genere, come le donne sanno benissimo e gli uomini fingono di non sapere. I dati di una recente ricerca del Censis confermano quelli del Forum Economico Mondiale che mette l’Italia all’82simo posto su 144 paesi in tema di parità.

Qual è quindi il “soffitto di vetro” delle donne? Cosa frena il loro avanzamento nella carriera?

La famiglia. Gli orari parziali rappresentano un “handicap” per molte brillanti giornaliste. Ancora oggi, spiega l’Istituto di rivelazioni statistiche, esiste una forte differenza tra uomini e donne nella gestione della vita familiare. Le donne spesso rinunciano alla carriera, quando c’è da scegliere tra lavoro e famiglia: davanti a un bivio del genere le donne non hanno dubbi… e neanche gli uomini, nella stragrande maggioranza dei casi le donne scelgono la famiglia e gli uomini la professione.

È un gender gap radicato e insidioso.Si può porvi rimedio?

Agendo su più fronti. In primo luogo,le responsabilità familiari non devono ricadere unicamente sulla donna, ma ci deve essere un lavoro di team con il proprio compagno. Mentre per quanto riguarda le iniziative per eliminare i “soffitti di cristallo”, nel nord Europa sono molto diffusi gli asili all’interno delle redazioni, strutture che agevolano il reintegro e la produttività della donna in ambito professionale.

Ed è in questo quadro non proprio idilliaco disegnato dal rapporto Censis, che la sorpresa positiva arriva proprio dalle coppie giovani: costrette a fare i conti con lavori precari, fra le coppie under 35 si è stabilita una parità di ruoli difficilmente riscontrabili in quelle delle loro famiglie di provenienza. Nelle coppie giovani, assicura la ricerca del Censis, si trova, per la prima volta nella storia sociale del nostro paese, quella parità di intenti e una comunione di vedute tra uomini e donne che fa sperare che le cose prima o poi cambieranno.

 

Federica Petrarca