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UN PENSIERO SULLE DONNE DAL LICEO FERMI DI AVERSA

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A pochi giorni dalle Celebrazioni contro la violenza sulle donne, il Liceo Fermi le ricorda così…

25 NOVEMBRE

GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Non è un caso che il 25 novembre sia la data simbolo per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. È stata l’assemblea dell’Onu nel 1999 a scegliere questa data in ricordo del sacrificio delle sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo in Repubblica Dominicana. Il 25 novembre del 1960, infatti, tre le sorelle furono uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Dopo essere state fermate per strada mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente. Questo assassinio scosse molto l’opinione pubblica anche perché le tre donne erano conosciute come attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo. A causa della loro militanza, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi. L’unica sopravvissuta fu la quarta delle sorelle Mirabal, Belgica Adele, che dedicò la sua vita a onorare il ricordo delle tre donne. Pubblicò successivamente un libro di memorie: Vivas in su jardin.  Le tre sorelle sono passate alla storia anche con il nome di Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne; il dittatore a seguito di accuse di violazione dei diritti umani fu costretto alle dimissioni e venne assassinato il 30 maggio 1961. Le tre sorelle sono state ricordate nel 1995 dalla scrittrice dominicana Julia Alvarez ne «Il tempo delle farfalle», libro dal quale è stato anche tratti il film In the Time of the Butterflies con Salma Hayek nel ruolo di Minerva. Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo «Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche» e da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo.  Uno dei simboli più usati per denunciare la violenza sulle donne e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema sono le scarpe rosse, «abbandonate» in tante piazze. Un simbolo ideato nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet con l’opera Zapatos Rojas. L’installazione è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez. Con la sua arte Chauvet porta avanti anche una battaglia personale: ricordare, ogni giorno, sua sorella minore, uccisa dal compagno quando aveva 22 anni.  Purtroppo sono moltissimi i fenomeni di femminicidio in qualunque parte del mondo e senza distinzione di classe sociale.  Nonostante l’emanazione del Codice Rosso, ancora non si riesce a debellare questo fenomeno che è un problema sociale  più che individuale; è l’intera società che deve farsi portatrice di una cultura della parità di genere che non sia solo ricordata nelle ricorrenze ma che sia attuata quotidianamente attraverso il rispetto, la parità economica di genere, il dialogo e l’abolizione di tutte quelle forme di sottomissione e di violenza  sulla  donna da parte degli uomini non solo fisica ma anche psicologica, quelle forme di prevaricazione che non hanno ragione di esistere ma che mettono in risalto le fragilità e le insicurezze di cui soffrono alcuni uomini.

Sebastiano D’Angelo

Il 25 Novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Durante questa giornata, le persone ricordano quelle guerriere che con le unghie e con i denti si sono battute per la loro libertà e per i propri diritti; ma vengono anche ricordate le donne uccise solo perché tali. Questa data fu scelta nel 1981, nel primo incontro femminista latinoamericano svoltosi a Bogotà; fu scelto proprio il 25 novembre, in memoria delle sorelle Mirabal, tre attiviste politiche che furono violentate e poi uccise dagli agenti del servizio di informazione militare. Nel 1993 l’assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione per l’eliminazione della violenza contro le donne ufficializzando la data scelta dalle attiviste latinoamericane.

La nostra società è, purtroppo, una società patriarcale che vede l’uomo come padrone di tutto. Le donne invece, sono sempre state viste come fragili o troppo inferiori per lavorare o per ricoprire ruoli occupati principalmente da uomini, ed il loro compito era quello di restare a casa e di badare alla famiglia… nient’altro. Ma è ormai da più di un secolo che le donne combattono per ottenere la propria libertà, di pensiero, di parola ma non solo; basti pensare a come le suffragette riuscirono ad ottenere il diritto al voto, dopo aver combattuto per ottenerlo. Purtroppo però questa realtà, che vede la donna senza diritti, esiste ancora, ed è intorno a noi; basta rivolgere lo sguardo verso le nazioni come l’Iran o la Libia ed ecco che troviamo delle bambine vendute dalle proprie famiglie come “spose bambine”. Uno scenario che al giorno d’oggi non dovrebbe esistere, e invece esiste e ci sono persone che devono affrontarlo senza la possibilità di poter reagire.

Sfortunatamente la battaglia per la parità dei sessi è ancora lunga, ma il problema principale della società sono quegli uomini che ritengono che la donna non possa superare l’uomo, e che non debba neanche lavorare per ottenere un’indipendenza. Oltre ai problemi che si creano nell’ambito lavorativo, le donne, devono fronteggiare anche quelli che si formano nella loro vita privata; ovunque nel mondo ci sono notizie di violenze che le donne subiscono quasi quotidianamente, che sia dal proprio partner o da sconosciuti in mezzo ad una strada. Ancora oggi non ci sono molte leggi che tutelano le donne, ma non solo in merito alle violenze fisiche ma anche per quelle psicologiche che le donne devono subire; un esempio molto diffuso ma allo stesso tempo alquanto disgustoso è il “cat-calling” una metodologia che gli uomini utilizzano con le donne in un contesto pubblico, ma questa è solo una delle tante violenze psicologiche che le donne, soprattutto in giovane età, devono sopportare.

Tutte queste violenze citate precedentemente, possono portare a qualcosa di più grave, il femminicidio, che negli ultimi anni sta calando ma i numeri di donne che vengono uccise dai propri partner resta alto, e questo perché c’è ancora il pensiero che la donna sia inferiore e che l’uomo è il suo padrone. Molto spesso questi atti che vanno a violare i diritti umani della persona, vengono anche giustificati; quante volte abbiamo sentito parlare di uomini che picchiano le proprie fidanzate o mogli perché gelosi, quante volte abbiamo sentito di donne che non possono uscire di casa per il medesimo motivo…

Spero in un futuro dove le donne non debbano avere paura di camminare per le strade da sole, un futuro dove ci sia davvero la parità dei sessi… ma per ora questo giorno è ancora lontano.

Antonio Granatiero

UNA GIORNATA IN ROSSO

Il 25 novembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. È un giorno che si tinge di rosso per ricordare il sangue versato dalle numerose vittime.

Ma perchè è stato scelto proprio questo giorno? Ritorniamo indietro nel tempo: il 25 novembre del 1960 vennero uccise le tre sorelle Mirabal -Patria, Minerva e María Teresa- note anche con l’appellativo Las Mariposas per il coraggio dimostrato nella lotta per i diritti delle donne. Il 25 novembre del 1981 avvenne il primo Incontro Internazionale Femminista delle donne  e da quel momento il 25 novembre è stato riconosciuto come data simbolo. Così nel 1999 è stato istituzionalizzato dall’Onu.

Rosso è anche il colore delle scarpe esposte in tante piazze. L’artista messicana Elina Chaivet con l’opera Zapatos Rojas ha dato inizio a questa inizitiva in Messico dov’è nato il termine femminicidio. In Italia il termine è stato utilizzato a partire dal 2008, quando Barbara Spinelli, consulente dell’ONU in materia di violenza sulle donne, ha pubblicato un libro dal titolo: ‘Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale’. Il termine definisce “Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte“.

Ma torniamo ad oggi, nonostante tutte le iniziative e l’inasprimento delle leggi, la violenza non si è fermata. I dati registrano la morte di una donna ogni tre giorni; infatti quest’anno a pesare sul dato complessivo è stato il periodo di lockdown, in cui le violenze sono cresciute. Proprio questo 25 novembre ci sono stati due femminicidi: uno in Calabria e l’altro in Veneto. La solitudine delle donne per il covid è la causa principale dell’aumento del numero di vittime, i centri sono senza fondi e non sono in grado di prestare aiuto alle donne che lo chiedono.

Carmela Arena

GIORNATA MONDIALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Quella del 25 Novembre è una giornata mondiale importante dedicata a un tema che, purtroppo, è sempre di attualità: l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito per il 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Con la giornata contro la violenza sulle donne si intende focalizzare tutta l’attenzione dell’opinione pubblica su questo tema di grande attualità. Si è scelta la data del 25 novembre per ricordare 3 sorelle coraggiose, le sorelle “ MIRABAL”,  assassinate brutalmente il 25 novembre del 1960 da mandanti del dittatore che sottomise la repubblica domenicana tenendola nel caos per più di trent’anni. Le sorelle MIRABAL avevano tentato di contrastare il regime dittatoriale e per questo furono assassinate.

La violenza contro le donne da qualche tempo è sempre più al centro del dibattito pubblico. E il perché è presto detto: persino in un’epoca che si professa civilizzata come la nostra, il fenomeno sta raggiungendo dimensioni, che definire barbariche è poco.

Dati statistici ci dicono una donna viene uccisa ogni tre giorni. Solo nel 2018 il telefono rosa ha registrato 4000 telefonate, il 53 % in più dell’anno precedente. Statistiche sicure purtroppo non ce ne sono, si potrebbero contare le sentenze di condanna per fatti di violenza sulle donne ma non sarebbe un numero attendibile perché sono pochissime le donne che denunciano di aver subito violenze.

La violenza contro le donne, forse si può pensare che sia soltanto lo stupro consumato, ma non è così: quello è un reato, anche molto grave ma non è l’unica forma di violenza contro le donne. Potremmo riassumere il fenomeno in tre parole “minacciare, umiliare , picchiare”. La violenza di genere non è solo l’aggressione fisica di un uomo contro una donna ma include anche vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce.

Questa data porta ad ognuno di noi ad una presa di coscienza, un fenomeno raccapricciante che vede morire una donna ogni tre giorni solo in Italia. Troppo spesso le donne vittime di violenza si sentono sole, convinte che nessuna possa capire o peggio aiutare. Ma non è così: l’obiettivo della giornata contro la violenza sulle donne è porre sotto i riflettori il fenomeno e far sì che sempre più persone conoscono le radici e la profonda gravità del problema. E infine almeno, ci riflettiamo sopra.

“La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità la libertà e la vita delle persone” diceva Giovanni Paolo II.

Il messaggio focale di questa ricorrenza è far comprendere alle donne, che purtroppo subiscono violenza, di denunciare, di non sentirsi sole e di prendere coscienza che chi dice di amarle non può ridurle in questo stato, di non illudersi che cambieranno perché loro non cambieranno. Vorrei dire a tutte le donne che subiscono violenza di amarsi di più, di avere più rispetto per se stesse e soprattutto di credere e comprendere che non sono sole, le istituzioni ci sono e possono  aiutarle.

Antonio Capasso

LE DONNE SONO IL SESSO DEBOLE?


Ogni donna si sveglia al mattino e deve sperare, uscendo, di non incontrare nessun “uomo” per la sua strada che le faccia del catcalling, che la insegua o che la violenti; ogni giorno le donne devono essere sempre pronte a difendersi, eppure vengono definite come il “sesso debole”.
Tutte le donne sono forti, una donna sa essere dolce e tenera ma questo non vuol dire che non può essere allo stesso tempo anche forte e coraggiosa. Ad alcune donne però, viene oppressa la propria forza dalla società, molte volte, infatti, le donne non riescono a trovare la forza di denunciare atti di violenza, che sono sempre più in aumento. A queste donne io dico, non abbiate paura, non siete sole, è vero, ci sono brutte persone attorno a voi ma allo stesso tempo, ci sono molte persone che sono dalla vostra parte, quindi non abbiate paura di fare uscire tutta la vostra forza e combattete sempre per i vostri diritti.
Nessuna donna è debole, ognuno di noi ha forza, solo che per alcuni questa forza sta ancora cercando la propria maniera di emergere.
Le donne hanno fatto e continuano a fare la storia, per citarne alcune, Marie Curie, vincitrice di ben 2 premi Nobel (Nobel per la fisica nel 1903 e Nobel per la chimica nel 1911) e rimanendo nel campo scientifico, Rita Levi Montalcini, alla quale dobbiamo la scoperta e l’identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa (NGF), per la quale ha vinto il premio Nobel per la medicina. Parlando, invece, del presente, non possiamo non menzionare Bebe Vio, schermitrice italiana, campionessa mondiale ed europea di fioretto individuale paralimpico. Queste però sono solo alcune donne che ho preso come esempio, ma in verità ogni donna nel suo piccolo, ogni giorno, costruisce un piccolo pezzo di storia. Non aver paura di parlare, hai il diritto di essere libera e forte.

Adele Pezzella

UN GIORNO COME TANTI

Il numero di uccisioni delle donne è diventato così gravoso da dover coniare la parola “femminicidio” e da dover istituire una giornata apposta per ricordare quanto questo sia grave.

Il 25 novembre smise di essere un giorno come tanti e si colorò di rosso il 25 novembre 1960 con l’omicidio delle sorelle Mirabal.

Durante la dittatura tossica e incontrastata di Raphael Trujillo, Minerva, una delle tre sorelle, ebbe l’audacia, durante una festa organizzata dal dittatore stesso, di dar voce a tutta la popolazione domenicana e di esporre le proprie idee politiche.

Da lì a poco la famiglia Mirabal fu tenuta costantemente sotto controllo e più volte Minerva e il padre furono incarcerati.

Il 9 gennaio del 1960, Minerva tenne la prima riunione contro la dittatura che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria, Movimento di cui facevano parte anche le altre due sorelle Patria e Maria Teresa, insieme ai loro coniugi.

La loro opera rivoluzionaria fu tanto efficace che il Dittatore in una visita a Salcedo esclamò: «Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal».

Minerva e Maria Teresa vengono incarcerate due volte, ma furono liberate mentre i mariti e il marito di Patria rimasero in carcere.

Un giorno come tanti, le tre sorelle andarono a far visita ai loro mariti, ma una volta varcata la soglia di casa non fecero più ritorno perché il dittatore aveva ordinato agli agenti della sua polizia segreta di ucciderle e far sembrare tutto come un incidente.

La popolazione rispose con manifestazioni e proteste che portarono alla morte di Trujillo e con lui la sua dittatura.

Nel 1980 si tenne il primo incontro Internazionale Femminista e durante quell’incontro la Repubblica Dominicana propose questa data in onore delle sorelle Mirabal.

Successivamente molti paesi si sono uniti nella commemorazione di questo giorno come l’Italia, a partire dal 17 dicembre 1999 tramite la risoluzione numero 54/134 dell’’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Ilaria Flagiello

TROPPO FACILE DIRE BASTA!

IL 25 NOVEMBRE DI OGNI ANNO VIENE “CELEBRATA “A GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA DELLE DONNE. NEL PASSATO L’ONU SCELSE QUESTO GIORNO POICHE’ IL 25 NOVEMBRE DEL 1960 FURONE UCCISE TRE SORELLA NELLA REPUBBLICA DOMINICANA.

IN ITALIA , UN PAESE CHE SEMBRA PIUTTOSTO MODERNO , QUESTO FENOMENO E’ PURTROPPO ANCORA PRESENTE: OGNI 3 GIORNI MUORE UNA DONNA PER FEMMINICIDIO.

DOPO GLI ULTIMI GIORNI MI E’ SEMBRATO CHE IL 25 NOVEMBRE SIA L’UNICO GIORNO NEL QUALE CI SI RICORDI CHE LA DONNA NON DEVE SUBIRE VIOLENZE DI NESSUN GENERE.

ESSENDO UNO STUDENTE, SPESSO MI E’ CAPITATO DI ASSISTERE A SCENE CHE SINCERAMENTE PREFERIVO EVITARE.

NON PARLO DI VERE E PROPRIE VIOLENZE FISICHE, MA MI RIFERISCO A DELLE VIOLENZE VERBALI SUBITE DA ALCUNE RAGAZZE CHE POSSONO LASCIARE FERITE INTERNE DIFFICILI DA SANARE COL TEMPO.

ED IO COSA HO FATTO? NIENTE.

ECCO QUESTA E’ LA COSA CHE MI DA PIU’ FASTIDIO DI TUTTE.

PENSARE CHE QUESTI RAGAZZI UN GIORNO DIVENTERANNO

“UOMINI” E POTRANNO FARE DEL MALE FISICO AD ALTRE DONNE MI FA STARE REALMENTE MALE.

L’ IGNORARE E IL FAR FINTA DI NON VEDERE DANNEGGIA LA SOCIETA’ MODERNA.

NON MI RIFERISCO SOLO ALLA VIOLENZA SULLA DONNE MA ANCHE AD ALTRE PROBLEMATICHE CHE PURTROPPO ESISTONO E SONO FREQUENTI ANCHE E SOPRATTUTTO NEL PERIODO ADOLESCIENZIALE. 

E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI REAGIRE E DI FAR MODO CHE NEI PROSSIMI ANNI QUESTI ARGOMENTI VENGANO TRATTATI PER RICORDARE E NON PER DIRE BASTA!

Roberto Barbato

IL FINTO INIZIO DELLA FINE

Ogni anno nel mondo migliaia di donne subiscono violenza di ogni genere. Poche sono le più coraggiose, la restante parte non riesce a trovare via di scampo. Le donne da sempre sono viste come proprietà dell’uomo, sono sottovalutate e rese più deboli. Nella maggior parte dei casi chi applica violenza è il partner. Spesso agisce perché è geloso ma la gelosia non è il sentimento che si deve provare in una coppia. Anzi, bisogna amarsi e gioire per i successi altrui e aiutarsi nei momenti di sconforto. Dunque bisogna educare fin da subito le generazioni future nel portare rispetto. Spesso non hanno il coraggio di denunciare ciò che sono costrette a subire, rimanendo così in una prigione dalla quale non si riesce ad uscire facilmente. Tuttavia non esiste un solo tipo di violenza in quanto esistono violenza fisica, psicologica, sessuale, economica, verbale e domestica. Quest’ultima durante il periodo di pandemia, ha avuto la capacità di infettare sempre più case: circa ogni tre giorni dall’inizio del 2020 è morta una donna. Bisogna fermare questo virus. Questa settimana il 25 novembre, abbiamo ricordato tutte le vittime che subiscono violenza. Credo però che si debba sapere il motivo per il quale la ricorrenza cade proprio questo giorno, che è sembrato l’inizio della fine.  Innanzitutto bisogna tornare un po’ indietro nel 1960. Il giorno 25 novembre di questo stesso anno, a San Domingo, furono uccise tre sorelle dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo. Le tre donne, mentre si dirigevano in carcere per far visita ai mariti, furono brutalmente picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone. I carnefici tentarono di far passare l’accaduto come se fosse stato un incidente, ma fu chiaro alla popolazione che furono assassinate. Si chiamavano: Patria, Minerva e María Teresa Mirabal. Le attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, odiato dal governo. Erano delle vere e proprie guerriere piene di coraggio che passarono alla storia col nome di ‘’Las Mariposas’’, le farfalle. Lottarono per i propri diritti e si opposero alla dittatura. Il 25 novembre 1981 avvenne il primo “Incontro Internazionale Femminista delle donne latinoamericane e caraibiche” da quel momento il 25 novembre è diventata la “data simbolo”. Ho deciso di narrare la loro storia perché essa secondo la mia opinione rappresenta al meglio il messaggio che non bisogna mai dimenticare: non arrendersi. Queste sorelle non sono morte invano in quanto le donne stanno avendo sempre più coraggio nel denunciare le violenze subite. Nonostante ciò non è finita dato che questo fenomeno di brutalismo esiste ancora. Troppi animi hanno sofferto.

Giulia Pellegrino

LE DONNE FANNO LA STORIA

Le donne sono sempre state considerate inferiori rispetto agli uomini però, oggi, in molti paesi del mondo le cose stanno cambiando. L’8 marzo si festeggia la festa della donna: è una ricorrenza che va avanti dal 1908, quando delle operaie di una fabbrica tessile di New York, furono bruciate per aver scioperato per cattive condizioni di lavoro; molti oggi celebrano questa festa in modo pagano, non considerandone la vera importanza: la donna va rispettata, amata e festeggiata tutti i giorni.                                                                                                                 Purtroppo, senza spostarci molto dal nostro paese, sono molte le donne che vengono violentate o uccise dai propri mariti e fidanzati, forse per la troppa gelosia. Ma non si rendono conto di cosa possono fare le donne? Se dovessimo indicare una figura religiosa che ha fatto la storia, non potremmo non citare Madre Teresa di Calcutta, vincitrice del premio Nobel per la Pace nel 1979 e fondatrice dell’ordine delle missionarie della carità; è stata proclamata Beata da papa Giovanni Paolo II. Sul campo scientifico, la più importante in Italia è Rita Levi Montalcini, colei che ha scoperto il fattore di accrescimento della fibra nervosa e vincitrice del premio Nobel per la Medicina. Tornando indietro, al XV secolo, l’eroina nazionale francese, Giovanna D’arco, è stata la guida del proprio popolo durante la “Guerra dei 100 anni” contro gli inglesi. Ma senza tener conto solo di storia e scienza, in campo stilistico, c’è lei Coco Chanel: ha rivoluzionato il concetto di femminilità, lasciando da parte molti pregiudizi sulle donne. E inoltre voglio ricordare la principessa Diana che è sempre stata impegnata in campagne a favore dei bisognosi. Il mio scopo è quello di far capire che mondo sarebbe senza donne, facendo capire a tutti i maschilisti che sono anche le donne a fare la storia e che senza di loro, grandi capolavori rivoluzionari, non ci sarebbero mai stati.       

Rosa Colella  

NON È NORMALE CHE SIA NORMALE

Il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per ricordare le vittime di maltrattamenti e per combattere le discriminazioni e le disuguaglianze fra sessi, una giornata importante dedicata a un tema che, purtroppo, è sempre attuale. Migliaia di scarpe rosse sono il simbolo di questa giornata e rappresentano le numerosi violenze e morti subite dalle donne. Si può notare che le statistiche purtroppo non sono a nostro favore, nel settembre 2017 infatti:

•3 milioni e 466 mila donne in Italia negli ultimi 5 anni hanno dichiarato di aver subito stalking. 

•Una donna uccisa ogni tre giorni nel 2017 e 1.740 donne uccise negli ultimi 10 anni. 

Nel primo semestre del 2018 il Telefono Rosa ha registrato 4 mila 664 telefonate.

Dati per niente rassicuranti che sono aumentati con il lockdown. Infatti, tra marzo e giugno 2020 il mumero di chiamte di aiuto al 1522 è più che raddoppiato rispetto al 2019 con 15.280 richieste. Una ogni tre giorni. Sono i numeri delle donne uccise nei primi 10 mesi del 2020. L’isolamento, la convivenza forzata hanno reso le donne ancora più esposte alla violenza, che purtroppo non si ferma. Bisogna combattere sempre affinché vengano avvalorarti tutti i diritti delle donne, in ogni ambito. Bisogna smettere di trattare una donna come essere inferiore. «Non è normale che sia normale ammazzare chi si dice di amare. Non è normale che sia normale comportarsi da criminale…».

Valeria Turco

PERCHE’ PRIMA DELLA DONNA C’E’ IL PREGIUDIZIO?

Lo scorso mercoledì 25 novembre 2020, si è celebrata come ogni anno la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. In occasione di questa giornata, sono state molte le parole spese sull’argomento, basti pensare ai discorsi dalle alte cariche, a quelli profondi fatti dagli alunni nelle assemblee di classe.

Ognuno per almeno qualche secondo si è fermato a pensare; ha rivolto lo sguardo su una realtà che non è poi così lontana dalla nostra.

Ormai è all’ordine del giorno sentire di persone che vengono uccise, maltrattate, discriminate e aggredite psicologicamente oltre che fisicamente, da essere pari a loro, ma con qualche convinzione personale si reputano in dovere di poter agire secondo quello che per loro è giusto, prendendosi la libertà di considerare sbagliato il pensiero altrui, imponendo il proprio.

È vero che la violenza è estesa a tutti, ma negli ultimi anni non si fa altro che sentire di casi specifici di femminicidio e di violenza propria sulla donna. Una violenza fisica e mentale che fonda le radici in una matrice patriarcale che vede sempre l’uomo come padre padrone, come colui che è superiore e può fare o dire rispetto alla donna. È proprio questo, a mio avviso, che porta alla violenza. È questo che alimenta le menti malate e che fa esaltare l’ego di uomini che non potrebbero nemmeno essere definiti tali.

Non voglio tanto parlare del femminicidio in sé, bensì vorrei portare ad una riflessione: perché prima della donna c’è pregiudizio? Perché per l’uomo, la condizione differente?

Scorrendo sui social mi è apparso un post della cantante italiana Emma Marrone, che scrive: “Se siamo al potere, facciamo notizia. Se ci realizziamo nel lavoro, siamo ambiziose; se la nostra ambizione è la famiglia, non vogliamo lavorare. Se vogliamo figli, al nostro capo non piace; se non li vogliamo, c’è qualcosa che non va. Se andiamo in maternità, sembriamo ladre. Ma dopo la maternità, torniamo stagiste. Se ci battiamo per la parità siamo “femministe”, se siamo troppo sul pezzo, arriviste. Se non conciliamo famiglia e lavoro, egoiste. Se siamo nervose, abbiamo le nostre cose. Se siamo gentili, non abbiamo polso. Se siamo magre siamo stressate, se siamo formose non teniamo a noi stesse. Se siamo ironiche, siamo leggere. Se siamo serie, siamo ingombranti. Siamo aspirazione, bisogno, determinazione. Siamo volontà, forza, siamo visione. Siamo conoscenza, competenza, siamo esperienza, sogniamo con ambizione per non essere le prime per continuare a non essere le ultime.”

Riprendendo questo pensiero voglio sottolineare quella che è la violenza e la violazione della persona di tutte le donne. Le stesse donne che devono combattere con le unghie con i denti in un mondo poco emancipato e che alla base ha degli stereotipi di genere. Questi sono gli esempi da rispettare e da cui prendere ispirazione: dalle donne coraggiose, intraprendenti, da persone che nonostante tutto non smettono di lottare e non si arrendono dinnanzi a problemi anche fisici.

Bisogna prendere esempio dalle donne, che sono gettate in una società maschilista dove magari non possono ricoprire cariche elevate perché loro compito è quello di restare a casa, di stare in famiglia e di occuparsene.

Bisogna trarre ispirazione dalle donne che nel mondo del lavoro, nella carriera devono competere contro pregiudizi fissi, perché se sei bella non puoi di certo essere intelligente, non puoi essere primario, manager o altro superando un uomo nel suo stesso campo. Non importa quanto tu sia preparata e quanto abbia studiato, gli uomini vengono prima.

Fino ad ora infatti, i posti di maggior rilievo erano occupati da uomini che hanno da sempre tentato di ostacolare in ogni modo la carriera della donna. Forse per onore o per timore della figura femminile stessa, magari perché una donna al potere potrebbe essere scomoda. Io ammiro il coraggio delle donne, il coraggio e la tenacia che mettono per affrontare

Federica Picone