Home Cultura IL METODO ØRBERG: UN TUFFO NELLA CULTURA LATINA 

IL METODO ØRBERG: UN TUFFO NELLA CULTURA LATINA 

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Adottato da pochi anni, il metodo del “latino vivo” suscita l’entusiasmo degli studenti del Fermi

 

Di I. Costanzo, M. De Lucia, R. Serra

Lo sviluppo delle competenze linguistiche nella nostra scuola è promosso, fra i vari modi, anche attraverso metodologie didattiche innovative applicate allo studio delle lingue classiche. In particolare, già da qualche anno, nel Liceo è stato sperimentato il metodo del “latino vivo”: il metodo Ørberg, che mira all’insegnamento del latino con le stesse strategie adoperate per quello delle lingue moderne. Tale metodologia infatti, a differenza di quella tradizionale, non parte dallo studio della grammatica, bensì attua il processo inverso, quello induttivo, secondo il quale si parte della lettura di un testo e da questo si ricava la regola. L’Ørberg può essere considerato un metodo di apprendimento naturale in quanto consiste nel riprodurre le condizioni nelle quali ci si troverebbe se circondati esclusivamente da antichi Romani. I ragazzi, infatti, attraverso il metodo Ørberg leggono una storia romanzata che vede protagonista una famiglia romana del 2º secolo d.C., nella quale possono addirittura identificarsi, nonostante la grande distanza temporale: litigi fra fratelli e sorelle, passeggiate nelle strade romane, soste alle taverne sono le vicende quotidiane narrate dal linguista e latinista danese Ørberg nei suoi volumi. Grazie a queste viene data agli studenti la possibilità, oltre che di osservare più da vicino la civiltà e la cultura latina, di apprendere la grammatica in modo semplice e interessante. Non sono poche le classi del Liceo Fermi che hanno già adottato tale metodo; tutte le classi di indirizzo Cambridge International e la sezione H. Le docenti che insegnano con questa metodologia sono la professoressa Maria Rosaria Esposito, portatrice dell’iniziativa al Fermi, la quale definisce il progetto di studi Ørberg “un ottimo metodo, che rompe la monotonia e alleggerisce la fatica dell’apprendimento di una lingua certamente non semplice e – non lo dimentichiamo – lontana dal tempo ma altrettanto viva ancora nell’uso comune; l’italiano, infatti, potrebbe definirsi un latino contemporaneo”. Dello stesso parere è la professoressa Alessia Simona Abate, che ci confida “il fatto che il romanzo sia strutturato in capitoli assicura non solo che la sintassi venga appresa gradualmente ma consente anche a noi docenti di strutturare la lezione in modo diverso e quindi di scalfire la noia, che come sappiamo è la morte dell’apprendimento”.Anche la professoressa Eleonora Ciambelli sostiene “a mio parere questo metodo è un modo per far interagire i ragazzi con la lingua attraverso un contatto vivo; è come se il latino diventasse sempre più vicino ai ragazzi”.  La professoressa Annamaria Ruggiero invece sostiene: “devo dire che, da quando ho cominciato ad utilizzare la metodologia Ørberg, non sono più costretta a sentirmi dire che il latino è una lingua morta: mi sembra che i ragazzi, con alcune attività la sentono viva, molto viva, tanto che quando drammatizzano scene di vita quotidiana  in lingua latina si divertono tantissimo. Si sentono vivi, vivissimi. E mi sembra che già questo sia un successo”. Abbiamo ascoltato infine, anche il parere della Prof.ssa Patrizia Cuomo: ” La metodologia Ørberg insegna il latino con le stesse modalità delle lingue vive. I risultati sono fino a questo momento più che soddisfacenti, gli studenti apprendono senza particolare difficoltà e le attività didattiche proposte contribuiscono a motivarli.” Con il parere dei professori, concordano anche molti studenti. Chiara Paesano, 2ªC racconta; “Credo che grazie a questo metodo sia molto più semplice l’apprendimento della lingua, soprattutto grazie alla struttura del libro, una storia romanzata, che mi fa sentire coinvolta nelle vicende della famiglia romana. E quando si va a constatare che effettivamente le conoscenze non sono inferiori a quelle del metodo tradizionale, e che quindi si riesce a studiare bene la lingua anche in maniera più apprensiva e inclusiva, ci sono delle belle soddisfazioni”.