di Sara Della Corte
Quando al Fermi passano personaggi importanti, e capita spesso, è sempre una giornata speciale per noi. L’ultimo è Beppe Vessicchio, venuto a trovarci per un progetto intitolato “Musica, socialità e benessere”.
Il noto direttore d’orchestra ci ha parlato di come le note musicali possano influenzare i recettori del nostro corpo, rendendoci più felici e in armonia con noi stessi e con gli altri. Ma non ci siamo fermati qui: abbiamo deciso di fargli qualche domanda in più, entrare in un privato che potesse ispirarci, domande più personali e insolite. Ci ha raccontato che da piccolo osservava il fratello maggiore e il suo gruppetto di amici suonare e cantare sulle scale del palazzetto dove vivevano a Napoli: era molto curioso ma non chiedeva mai niente a nessuno perché era timido; la musica, però, gli era già entrata nel cuore. Ricorda ancora di quando il fratello, con un caro amico, si chiudevano in stanza a suonare invece di studiare, e lui, insistentemente, cercava di entrare per ascoltarli.
Anche il cugino ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita, in particolare quando il Maestro si trovò a letto ammalato per un periodo abbastanza lungo e lui gli consigliò di suonare per passare il tempo: iniziarono così, insieme, a vivere la chitarra e le sue suggestioni. Questo episodio non solo lo aiutò a superare la timidezza, ma lo avviò verso la carriera per cui lo conosciamo oggi. Iniziò a prendere lezioni da maestri privati, migliorando sempre di più. Ma non si dedicava solo alla musica, studiava anche architettura, materia che lo affascinava molto, fino a rendersi conto che mantenere due piedi in una scarpa era complesso, troppo difficile. Così decise di seguire solo la strada della musica.
Una delle esperienze più memorabili della sua vita fu l’incontro con Gino Paoli. Un giorno partì per Roma con l’intenzione di presentargli alcune delle sue canzoni. L’incontro avvenne in modo insolito: si ritrovarono a parlare in una stanza dei cappotti, durante una festa. Fu un momento drammatico ma decisivo per la sua carriera. Vessicchio ricorda quel giorno come l’inizio di un sogno che si stava realizzando e, da allora, Gino Paoli è una sorta di padre spirituale per lui.
Intervistarlo ci ha permesso di capire quanto sia importante l’ascolto e il riconoscere le proprie attitudini profonde. Prima di salutarlo gli abbiamo anche proposto un gioco di associazione veloce di idee: noi gli proponevamo nomi di cantanti famosi e lui doveva descriverli con un aggettivo. È stato determinato nelle risposte, netto, senza esitazioni. Lo abbiamo anche messo alla prova chiedendogli il significato di parole che circolano nel nostro gergo adolescenziale: grande simpatia e apertura, la sua, nel cercare di indovinare o di intuire.
La visita di Beppe Vessicchio resterà indelebile nei nostri ricordi di ragazzi. Abbiamo imparato non solo quanto sia importante la musica per il nostro benessere, ma anche come la determinazione e la passione possano portarci lontano, superando ostacoli e paure, cambiandoci da dentro.
Grazie Maestro per aver condiviso con noi un pezzo della sua vita straordinaria.