Ridere della guerra: un padre sfida la paura per proteggere la figlia
“Un proiettile! Quando arriverà, rideremo”.
Con queste parole, Abdullah Al-Mohammed cerca di distrarre la figlia Selva, quattro anni, dalle tragedie del mondo reale. Nel video ormai virale sui social, Selva e Abdullah ridono a crepapelle e gli schiamazzi delle loro risate arrivano dritti al cuore di chi li guarda dallo schermo di un telefonino e può restare solo fermo ad osservare. Un gioco per ridere della guerra, perché Abdullah ha raccontato alla piccola Selva che quelli che sente sono proiettili di una pistola giocattolo, sono in realtà fuochi d’artificio. Ogni volta che una bomba cade, loro ridono: l’ingenuità e l’innocenza di una creatura indifesa, non immaginano che varcando la porta di casa, ci si trova davanti al peggiore degli incubi. Mai ci saremmo immaginati a distanza di tempo, di trovare una lampante somiglianza con “La Vita è Bella”. Nel film, Roberto Benigni, deportato in un campo di concentramento, spiega al figlio di gareggiare in un grande gioco a squadre per la vittoria di un carrarmato. Allo stesso modo Abdullah ha inventato questo gioco per sdrammatizzare e per non spaventare la piccola Selva, terrorizzata dalla situazione, come d’altronde ogni singolo bambino della sua età, e abituata ormai a vivere in una realtà ben distante dalla nostra. La Siria torna infatti ad essere uno scenario di guerra e torna ad essere in primo piano sul panorama della politica internazionale: raid, proiettili, uccisioni, attacchi a scuole e ospedali sono solo pochi dei metodi utilizzati per colpire. Una strage senza confine che sembrava essersi fermata ma che in realtà non ha mai smesso di cessare. La famiglia di Abdullah è stata costretta a fuggire dal proprio paese e rifugiarsi nel centro di Sarmada, a casa di amici. Idlib infatti, luogo in cui vivevano, è considerato come uno degli ultimi bastioni di resistenza e per questo nel mirino del presidente siriano Bashar al-Assad, tanto che, ad oggi, quotidianamente piogge di bombe si abbattono sulla città. Eppure basti pensare ai novecentomila sfollati da dicembre per scuotere l’opinione pubblica e fare in modo che vengano adottate misure drastiche per “cessare il fuoco”. Ma è risaputo: “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e l’utopia di un mondo di pace sembra essere sempre più lontana. Se solo provassimo ad immedesimarci nei panni di chi in quella realtà ci vive, di chi, aprendo la finestra di casa, si trova dinanzi ad un set degno di un film d’azione, di chi è costretto a vivere con il frastuono di detonazioni ed esplosioni, forse saremmo in grado di apprezzare al meglio le piccole cose che compongono la nostra di realtà e comprendere il valore di ciò che ci circonda, senza soffermarci su futili distrazioni che talvolta sembrano rovinarci la giornata, o addirittura, una vita intera. “Studiare il passato per comprendere il presente”. Quante volte ci siamo sentiti dire questa frase? Eppure, sembra quasi di essere tornati indietro nel tempo e in questa immane lotta al potere, non si può che restare fermi ad osservare un gioco che spezza il cuore, in cui le parole d’amore di un padre prendono il posto di quelle taciute, e le risate di un’innocente aprono la speranza verso un futuro migliore. Per ora il gioco sembra funzionare, viste le coinvolgenti risate della piccola Selva.