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IL CORAGGIO DI OPPORSI, LA FORZA DI IMPORSI

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Roberto Giordano racconta Irena Sendler, Giusta tra le Nazioni

Di I. Costanzo, R. Serra, A. Coppola

«Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza su questa Terra, e non un titolo di gloria» si presentava così l’infermiera polacca Irena Sendler, la “Terza Madre” che durante la seconda guerra mondiale salvò la vita a più di 2500 bambini ebrei, internati nel Ghetto di Varsavia, e trovò loro rifugio al di fuori del quartiere dello sterminio. Il Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo, dice: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”; pur essendo partigiana, Irena Sendler salvò più di duemilacinquecento “mondi”. Ed è lei la protagonista del libro di Roberto Giordano, intitolato: “Irena Sendler – la Terza Madre del Ghetto di Varsavia” presentato il 4 dicembre nell’aula magna del Liceo Scientifico Enrico Fermi. Accompagnati dalle docenti di lettere Patrizia d’Alesio, Antonella Petito e Alessia Simona Abate, i ragazzi delle classi prime dell’indirizzo scienze biomedico, della quinta F e alcuni alunni della quinta H, Raucci Matteo e Schiavone Mariantonietta, hanno avuto l’opportunità di incontrare l’autore, di ascoltare le letture di alcuni passi accompagnati da pianoforte, flauto e chitarra, e di porre qualche domanda. La prof.ssa d’Alesio ha introdotto il libro di Roberto Giordano con una breve spiegazione del percorso di lettura seguito dalle classi coinvolte, aggiungendo che si è svolto in parallelo con il progetto coordinato dalla prof.ssa Abate, incentrato sulle differenze di genere e sugli stereotipi legati alla figura femminile. In seguito alla drammatizzazione del primo testo scelto dagli studenti e accompagnato dalle note del pianoforte, la parola passa all’autore. Roberto Giordano ha scritto il primo testo drammaturgico dedicato alla storia di Irena Sendler, non limitandosi alla narrazione dei fatti, ma soffermandosi soprattutto sui valori che l’eroina polacca possedeva e onorava. Attraverso la spiegazione di come il salvataggio di un bambino poteva essere portato a termine, Giordano si è collegato con gli innumerevoli altri fattori che incidevano sulla fuga dei più piccoli. Tra questi, i sadici controlli dei nazisti all’entrata dei campi, le torture inflitte alle persone coinvolte nei salvataggi e le frequenti perquisizioni, fatte per trovare gli schedari dove venivano raccolti i dati dei bambini che riuscivano a “evadere”. Nonostante il pubblico giovanissimo, lo scrittore non ha risparmiato neanche i dettagli più crudi delle testimonianze, da lui raccolte in anni di ricerca su questi avvenimenti che lo hanno colpito così profondamente. Fondamentale è stata quella di Elżbieta Ficowska,”Bieta”, la bambina più piccola salvata dalla Sendler e in seguito adottata da una donna che faceva parte della cerchia più stretta di collaboratori della “Terza madre”. I suoi racconti sono storie vere di una sopravvissuta alla Shoah, nonché una delle più valide fonti di conoscenza di quello che chi ha attraversato un periodo così buio si porta dietro per tutta la vita. “È stato un incontro molto toccante, i ragazzi erano interessati e sono rimasto contento per l’accoglienza. Inoltre sono convinto del fatto che se in una platea c’è almeno una persona che recepisce l’importante messaggio di Ilena Sendler, vuol dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Durante quest’incontro molti ragazzi hanno recepito questo messaggio di grande umanità, e questo mi rende estremamente felice” dichiara l’autore Roberto Giordano. Anche i ragazzi sono rimasti soddisfatti dell’evento ed hanno avuto importanti momenti di riflessione dopo averlo seguito attentamente. “Attraverso questo romanzo ho capito il vero significato della Shoah, che deve essere ricordata ogni giorno, poiché il ricordo è l’unica strada possibile di fronte ad una brutalità come lo sterminio degli ebrei”, questa la testimonianza di Pietro Petrarca di 1C. Sara Della Volpe, invece,  anch’essa di 1C ci confida : ”È stato molto toccante il racconto dell’autore riguardo il suo viaggio a Varsavia del 2016, attraverso il quale ha ricavato importanti informazioni per il suo libro”. L’autore ci ha inoltre dichiarato che la visita a Varsavia gli ha creato un forte turbamento interiore, tanto da farlo sentire in dovere di scrivere un libro per diffondere quanto più possibile la storia di un’eroina che ha combattuto le enormi ingiustizie della sua epoca. Irena è stata infatti un eccezionale esempio di coraggio e bontà, da cui possiamo trarre un messaggio di ineguagliabile altruismo e solidarietà.