Home Cultura “LA DONNA È CHIAMATA A DIRE: BASTA!”

“LA DONNA È CHIAMATA A DIRE: BASTA!”

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In occasione del 25 novembre, #nonseisola organizza “DONNA NON TACERE”

Di I. Costanzo, R. Serra, A. Coppola

“Non è normale che sia normale”: è da un paio di giorni che sui social, in rete e al telegiornale, gira questo e molti altri hashtag simili, in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per contrastare la violenza sulle donne. Ma anche ieri era la giornata contro la violenza sulle donne, e domani, e anche tra sei mesi lo sarà, perché il 25 novembre è sempre e un solo giorno non è sufficiente per dire basta. Il Liceo Scientifico Enrico Fermi non si è mostrato indifferente all’argomento, ma al contrario, il 23 novembre ha organizzato un convegno nell’Aula magna, coinvolgendo ragazzi, docenti, la preside Adriana Mincione  e molti esperti esterni. Alunni, insegnanti e ospiti sono stati accolti dalla prof.ssa Teresa d’Aniello, docente di lingua e letteratura italiana e latina, presidente dell’associazione #nonseisola, nonché organizzatrice dell’incontro insieme alla prof.ssa Alessia Simona Abate. Dopo aver introdotto brevemente la conferenza e aver presentato gli esperti, la prof.ssa d’Aniello ha passato la parola a Federica Petrarca, alunna della classe 4B, la quale ha recitato dei monologhi basati su una storia di violenza reale scritti dall’alunno Josè Mario Apuzzo di 5Bs, introducendo a mano a mano gli ospiti presenti. In seguito alla lettura, il primo ad intervenire è il tenente colonnello dei Carabinieri di Aversa Donato D’Amato che ha spiegato come avviene concretamente il processo della denuncia. Utilizzando l’esempio di un caso  da lui stesso seguito, è riuscito a raccontare come si agisce in una situazione di emergenza sia dal punto di vista degli operatori di polizia che da quello delle vittime. Successivamente alla lettura di un altro testo, il microfono ha raggiunto le mani di Diana Russo, sostituta procuratrice del tribunale di Napoli Nord per la sezione “fasce deboli”, la quale ha dichiarato: “Sono 8 anni che pratico questo lavoro, dal momento che torno a casa e non provo più emozioni cambio settore”. Passando poi la parola, dopo un altro monologo letto da Federica, all’avvocato Angelo Lanzetta, che si concentra sulla motivazione che una donna vittima di violenza dovrebbe avere per riuscire a superare lo shock causato dall’abuso. La parola chiave è supporto: solo grazie all’aiuto dei propri cari si può ritrovare la forza che voleva esserci tolta. Infine, comincia a parlare Simona Natale, psicoterapeuta dell’associazione “Non sei sola”. Il suo compito è uno dei più delicati in un caso di violenza, perché deve riuscire a mettere a proprio agio la vittima e stabilire un rapporto di fiducia basato sull’empatia. Molto incisiva è stata la frase della dott.ssa Natale che ha dichiarato <<L’educazione al rifiuto dei pregiudizi e della violenza deve partire dalla scuola, dove potrebbero trovarsi le future vittime ed i futuri carnefici>>. Anche gli interventi della preside Adriana Mincione a riguardo sono stati molto importanti e sentiti: la dirigente ha evidenziato la necessità di approfondire il tema della violenza sulle donne negli istituti scolastici e ha proposto di istituire dei laboratori con la partecipazione di esperti per promuovere una cultura della consapevolezza. Nel momento successivo alla conferenza c’è stato uno spazio di dibattito con gli esperti presenti in aula magna, dove gli studenti hanno potuto porre le proprie domande. Ed è stato anche un modo per comprendere il loro stato d’animo dopo aver trattato un argomento così delicato; infatti la giovane Silvia Pedata, alunna della 2A afferma: “Il pensiero che tutto questo potrebbe succedere a noi, mi ha fatto venire la pelle d’oca. Trovo che questi incontri siano un modo per aiutarci e per comprendere bene cosa fare nel caso in cui, malauguratamente, dovessimo agire un giorno”. Concorda con lei anche Josè Mario Apuzzo di 5Bs, il quale aggiunge: “Provo pena, tristezza, quando vedo molte persone che appartengono al mio ‘genere’, che si ingabbiano, che non accettano la  possibilità di commettere errori, di poter sbagliare, di poter anche stare male. Anche se vedo che al giorno d’oggi, fortunatamente, ci sono uomini, ragazzi che escono fuori da questo schema, e sono semplicemente se stessi”. È incoraggiante vedere come ragazzi così giovani reagiscano in modo positivo in merito, soprattutto loro che sono il futuro di una società che, si spera, condannerà sempre di più questi episodi di inaudita barbarie.