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IL FUTURO SI FA LARGO TRA I BANCHI DI SCUOLA

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Nicholas Taleb è un professore universitario di origini libanesi naturalizzato statunitense, esperto di matematica finanziaria e titolare di una cattedra per l’insegnamento di una materia davvero singolare: “Scienza dell’incertezza”. La singolarità sta nella stessa materia che insegna: la scienza o è certa o non lo è. Dunque come si fa ad insegnare la scienza dell’incertezza? In realtà, tutta la vita di matematico e filosofo del professor Taleb ruota intorno al calcolo delle probabilità e all’influenza della casualità nei destini dell’economia e del mondo intero. Il professor Taleb è diventato famoso dando alle stampe un saggio che in breve ha scalato le classifiche di vendita ed è diventato un best seller mondiale: il titolo è “Il cigno nero”.

Il libro prende il titolo dal pennuto che gli europei si trovarono di fronte appena giunti in Australia. Prima di quella scoperta gli abitanti del Vecchio Mondo erano convinti dell’esistenza dei soli cigni bianchi: una convinzione inconfutabile, perché supportata dall’evidenza. Dunque per la scienza e il mondo intero il cigno o era bianco o semplicemente non era. L’appalesarsi del cigno nero cambiò i testi di ornitologia e costrinse gli studiosi a rivedere le loro posizioni per sempre. Un singolo evento fu sufficiente a invalidare un convincimento frutto di un’esperienza millenaria. “Dunque il cigno nero – dice il professor Taleb – è la metafora di un evento inatteso che ci costringe a cambiare per sempre la nostra visione delle cose. È quell’avvenimento che sposta l’asse e i destini del mondo, e nessuno poteva immaginare che potesse accadere fino a un momento prima che si manifestasse.” Tanto per fare qualche esempio, Cigni neri sono: l’invenzione della ruota, l’attentato alle Torri Gemelle, il crollo di Wall Street e il successo di Google. Nessuno ha saputo prevedere quei fenomeni fino a quando non sono accaduti e hanno cambiato per sempre le nostre vite. Chi poteva immaginare che sarebbe successo? Eppure è accaduto e le nostre vite da quel momento non sono più le stesse. “Quello che state studiando adesso – dice Taleb ai suoi studenti – fra pochi anni non vi servirà più, perché intanto saranno intervenuti altri Cigni neri che avranno cambiato radicalmente il campo di studi nel quale vi state cimentando.” “E allora – si domandano gli studenti – non vale più la pena studiare? Che senso ha applicarsi e spaccarsi la schiena sui libri se le poche certezze che abbiamo sono incerte e vacillanti?” Risponde Taleb: “occorre invece studiare, perché lo studio è una ginnastica mentale che ci mette nelle condizioni di essere in forma quando tutto cambierà senza preavviso. Quelli meglio allenati sapranno cogliere al volo il cambiamento e sapranno adattarsi.” Come fare per fornire agli studenti gli strumenti per affrontare al meglio le sfide che avranno di fronte e che nessuno di noi può ancora immaginare? In attesa che arrivi il Cigno nero, qualunque esso sia, a scuola è arrivata una nuova materia d’insegnamento: “Il Futuro”.Gli studenti vanno a lezione di futuro, nelle aule della scuola pubblica italiana hanno fatto il loro ingresso materie che sembrano venire dall’Enterprise (l’astronave di Star Trek): robotica, nanotecnologie, intelligenze artificiali… Insomma, è il futuro che si fa largo tra i banchi di scuola. Con queste nuove materie l’obiettivo è garantire ad ogni studente gli strumenti necessari per allenare il pensiero al futuro. Solo quelli che saranno in grado di comprendere, immaginare, affrontare consapevolmente gli impatti derivanti dalle innovazioni tecnologiche potranno sfruttare a pieno le nuove opportunità, sia sociali che lavorative, e guidare con entusiasmo il cambiamento. Il futuro ha fatto ingresso nelle nostre scuole, almeno sotto forma di strumento di apprendimento, come vaccino contro gli spaesamenti causati dalla rapidità dei cambiamenti che ci aspettano. La velocità del progresso digitale è esponenziale, viaggia per multipli. Se pensate che la cosa non vi riguardi, che riguardi solo i ragazzi, vi sbagliate: nel giro di 10 anni l’innovazione tecnologica imporrà cambiamenti inimmaginabili per tutti… e sarà sicuramente meglio saperlo governare, il futuro che esserne governati. “Non penso mai al futuro – diceva Albert Einstein – Arriva così presto”.