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Giuseppe Scuotri: il racconto di un giovane giornalista aversano. Dalle redazioni locali al prestigioso Corriere della Sera

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di Valeria Romano

Dalle prime collaborazioni con le testate giornalistiche locali fino alla firma su uno dei giornali più autorevoli d’Italia: il Corriere della Sera di Milano. Il percorso di Giuseppe Scuotri, originario di Aversa, giovane giornalista pronto a spiccare il volo nel panorama dell’informazione italiana, è il simbolo di una generazione che crede ancora nel potere della parola scritta.

In un’intervista esclusiva, rilasciata a Soffermiamoci-Parola al Fermi al termine dell’incontro con gli studenti del Cross Medial, Scuotri si racconta con sincerità, ripercorrendo le sfide, le opportunità e le difficoltà che lo hanno portato a costruire un presente e un futuro in ascesa nel mondo del giornalismo. Un racconto autentico, che mostra il volto umano di una professione tanto affascinante quanto impegnativa.

Secondo lei, quali sono le qualità da affinare per svolgere il lavoro di giornalista?

“Bisogna avere grande curiosità. Devi alzarti la mattina e avere la voglia di scoprire le cose nuove del mondo. Importante, poi, è svolgere con lo stesso entusiasmo qualsiasi tipo di incarico affidato. Inoltre, ci vuole grande tenacia per affrontare questo mestiere complicato essendo un impegno quotidiano non semplice; si deve avere tanta perseveranza”.

Come è cambiato il mondo del giornalismo da quando ha iniziato fino ad oggi?

“Cambia abbastanza velocemente il mondo dell’informazione. Quando ho iniziato, Internet era diverso da oggi, non c’era ancora la proliferazione delle fake news e queste ultime non venivano utilizzate per influenzare l’opinione pubblica. Adesso c’è anche l’Intelligenza artificiale che promette di cambiare la professione e questo porta ad avere una maggiore attenzione verso il supporto digitale. Fino a poco tempo fa ci si rivolgeva soprattutto verso i giornali cartacei che ai nostri giorni sono ormai destinati a scomparire. Ciò fa capire come i cambiamenti siano repentini”.

Qual è stato il servizio giornalistico più complicato che ha realizzato e qual è invece quello che l’ha colpito di più?

“Alle volte le cose più complicate sono quelle che in realtà sono le più semplici. Esempio: quando magari una notizia non c’è o quando invece sei costretto a scrivere molto per notizie su cui basterebbero tre righe. I lavori che invece mi hanno appassionato di più sono quelli svolti per Il Mattino sul tema della Terra dei fuochi e quando ho visitato una casa circondariale dove erano rinchiuse le persone ritenute pericolose per la società. Ho fatto un’intervista a un detenuto nato in carcere, poiché la mamma era nella casa circondariale quando era incinta, dove ha trascorso 35 anni della sua vita. È stata un’esperienza molto particolare perché da quella che era una mattina tranquilla mi sono ritrovato catapultato in una realtà assurda ed emozionante. È proprio questa la cosa più bella, quando ti ritrovi di fronte a cose inaspettate; oppure quando ti trovi in redazione e devi lavorare su una notizia bomba con l’adrenalina a mille”.

Qual è lo stato di salute dell’informazione in Italia?

“È un periodo di transizione, ma ci sono molte cose da sistemare come l’accuratezza delle notizie o come la salute del giornalismo dal punto di vista della sostenibilità economica”.

Che consiglio darebbe a chi vuole intraprendere questa carriera?

“Bisogna crederci tantissimo, si deve sapere che lungo il percorso si incontreranno molti ostacoli, ma soprattutto bisogna trovarsi al posto giusto nel momento giusto. La pazienza e la voglia di fare non devono mai mancare ed è importante sapere che spesso la ricompensa non è pari allo sforzo che si compie per svolgere questo lavoro. A differenza di altre carriere, nel giornalismo puoi sprecare anni della tua vita e non è detto che per forza tu poi riesci a ricevere gratificazioni”.