Servizio a cura degli studenti della 4Q
Diverse settimane fa, alcune classi del Liceo Scientifico “Enrico Fermi” hanno avuto l’opportunità di visitare il Complesso di Santa Maria Maddalena di Aversa nell’ambito del progetto “Sostenibilità e Tutela del Patrimonio”. Una visita che avrebbe dovuto essere un viaggio nella storia e che, invece, si è trasformata in un incontro ravvicinato con il degrado e l’abbandono.
Appena varcato l’ingresso, gli studenti della 4P e della 4Q si sono trovati davanti a un’area vasta e carica di potenzialità, ma soffocata dall’incuria: vegetazione incolta, muffe e perfino cumuli di immondizia. Un pugno nello stomaco per chiunque abbia a cuore la conservazione del patrimonio storico.
Un luogo che racconta storie dimenticate
Il Manicomio di Aversa, noto ufficialmente come Ospedale Psichiatrico Santa Maria Maddalena, è una delle istituzioni più emblematiche della storia della psichiatria italiana. Fondato nel 1813 come Real Casa de’ Matti, non era un luogo di cura nel senso moderno del termine, ma un’istituzione di reclusione, dove i “matti” venivano rinchiusi più per proteggere la società da loro che per offrirgli un vero supporto medico.
Passeggiando tra i padiglioni abbandonati, gli studenti hanno potuto leggere messaggi lasciati dagli ex pazienti sulle pareti. Frasi sgrammaticate, pensieri sconnessi ma profondi, testimonianze di vite spezzate o relegate ai margini della società.
Uno dei messaggi più inquietanti recita: “Pregate Morte all’arrivo con l’onore dei S.O.C.O.2 di Servizio al primo legato pure i preti fanno miracoli”. Un altro, più riflessivo, riporta: “La morte è come la fine di una candela: sai sempre quando sta per arrivare! Vago nel mio inconscio cercando qualcosa che non conosco. A volte conoscere fa male, ma il dolore è qualcosa che mi fa sentire vivo”.
Queste parole, lette tra le pareti scrostate e le finestre arrugginite, hanno lasciato un segno nei visitatori, che si sono ritrovati immersi in un’atmosfera di inquietudine e malinconia.
Il valore storico e il degrado attuale
L’architettura del manicomio rifletteva il suo scopo: padiglioni, cortili, corridoi, celle. Spazi progettati più per contenere che per accogliere, in cui ogni angolo trasuda una storia dimenticata. Un tempo, i corridoi erano pieni di vita, con pazienti e infermieri che animavano il complesso. Oggi, invece, il silenzio regna sovrano, interrotto solo dal fruscio del vento tra le foglie e dai rumori lontani della città.
Nella falegnameria dell’ex manicomio, dove alcuni pazienti trascorrevano le giornate, si trovano ancora tracce del passato. Documenti, richieste di materiali, vecchie riviste di psicologia e psicoterapia: frammenti di un’epoca che si dissolve lentamente sotto il peso del tempo e dell’incuria.
Le aree verdi, un tempo progettate come giardini terapeutici, oggi sono sommerse dalla vegetazione incolta. Accanto ai muri dei padiglioni, cumuli di immondizia formano una linea di confine tra il passato e l’abbandono presente.
Una questione di responsabilità
Ma la vera domanda che tutti si sono posti è: perché un patrimonio del genere è lasciato a se stesso? Possibile che un luogo con tale importanza storica e sociale venga dimenticato nel silenzio generale?







Oggi, molte città investono nella riqualificazione degli spazi storici, trasformandoli in centri culturali, musei, o luoghi per eventi artistici e sportivi. Il Complesso di Santa Maria Maddalena potrebbe diventare un punto di riferimento per la comunità, un simbolo di memoria e di rinascita.
Cosa possiamo fare?
Gli studenti, toccati da questa esperienza, sono tornati a casa con una nuova consapevolezza: la tutela del patrimonio non è solo un compito delle istituzioni, ma un dovere di tutti. La popolazione aversana deve essere sensibilizzata sull’importanza di questo luogo e sulle possibilità che potrebbe offrire.
Riusciremo a dare una nuova vita al “gigante morente” o lo lasceremo svanire nell’oblio? La risposta dipende anche da noi.
Per ottenere alcune informazioni dalle istituzioni una delegazione di studenti del Liceo Fermi, accompagnata dalla docente Silvana Pernisi, si è recata in Municipio per intervistare il sindaco Francesco Matacena. Il primo cittadino si è preso l’impegno di rispondere per iscritto alle nostre tante domande.
Quando arriveranno le risposte del sindaco saranno pubblicate su Soffermiamoci-Parola al Fermi, in modo da dare un quadro completo sul presente e il futuro della Maddalena.